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Comitato Nazionale per le celebrazioni del
VII Centenario della nascita di Francesco Petrarca

Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali

Università degli Studi di Messina
Centro Interdipartimentale di Studi Umanistici
Dipartimento di Studi Tardoantichi Medievali e Umanistici

Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria
Assessorato ai Beni e alle Attività Culturali

Presidenza del Consiglio Regionale della Calabria

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Soprintendenza Regionale per i Beni
e le Attività Culturali della Calabria

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Fondazione Banca Nazionale delle Comunicazioni - Roma

Francesco Petrarca e il mondo greco

Scripturae et Imagines

I Codici Leontei nella cultura calabrese tra l’XI e il XV secolo

Reggio Calabria, Palazzo del Consiglio Regionale
3-30 novembre 2001

Ideazione: Santo Gioffrè
Organizzazione: Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria

 

Catalogo
Realizzazione: Ada Arillotta e Giorgio Leone
Saggi e schede: Franca Arduini, Ada Arillotta, Eleonora Della Valle, Santo Gioffré, Maria Grazia Romeo, Giorgio Leone, Susy Marcon, Luigi Renzo, Maria Teresa Sorrenti, Francesca Tripodi

Vibo Valentia, Monteleone Editore, 2001, mm 324x220, pp. 232, Euro 51,65

Introduzione

Nelle sue invectivae Francesco Petrarca, parlando delle opere di Platone afferma: quorum ego his oculis multos vidi, precipue apud Barlaam calabrum da lui stesso definito un esempio moderno di greca sapienza.

Quasi un secolo prima che Costantino Lascaris avviasse sistematicamente nello studio fiorentino, l’insegnamento del greco, ad Avignone Petrarca studiò questa lingua, sotto la guida del monaco di Seminara, poi vescovo di Gerace.

Lo mosse, certo, la voglia di leggere, in lingua originale, quei classici che aveva scoperto attraverso gli autori latini ma anche il desiderio di entrare in contatto con un mondo diverso da quello a lui noto. Nel campo dell’arte si afferma un linguaggio nuovo che soppianta “la rozeza de’ Greci” come ebbe ad affermare il Ghiberti a proposito delle geniali innovazioni di Giotto. Linguaggio che ha come interpreti figure come Simone Martini, i Lorenzetti e come antesignani, artisti come il Cavallini.

Nel Regno di Napoli la presenza di simili artisti è frequente; accanto a loro gli Angioini e, poi, gli Aragonesi, chiamando altri artisti aprono le porte ad influssi provenienti da Francia, Spagna e Fiandra.

In Calabria questa cultura nuova deve misurarsi con modelli legati alla cultura greco-bizantina, modelli molto lontani dalla rozeza rimproverata dal Ghiberti, rozeza assente anche nella società civile della Calabria del tempo, come si può dedurre dai manoscritti raccolti ed esposti in questa occasione.

Il risultato di tale situazione è esemplificato, tra le tante, da un’opera eseguita per una edicola di Gerace pochi decenni dopo il vescovato di Barlaam, la cosiddetta Madonna da Prestarona. La statua marmorea, una Vergine con Bambino in trono, è aulica espressione di un forte e perdurante legame ad una tradizione italo-greca che ancora permane nel Trecento calabrese. Nello stesso periodo altre opere appaiono invece legate ad esperienze dell’Italia centrale e settentrionale e a correnti artistiche del centro Europa.

Le opere raccolte illustrano questa affascinante storia di coesistenza tra culture.

Il Soprintendente Regionale
Attilio Maurano

 

Collegamento al Convegno “Petrarca e il mondo greco

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