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Petrarca e il mondo greco

Cronaca del Convegno

 

Nei giorni 26-30 novembre 2001 si è tenuto a Reggio Calabria, nel Palazzo del Consiglio Regionale, il Convegno internazionale di studi Petrarca e il mondo greco . Gli Enti patrocinatori del Convegno sono stati i seguenti: il Ministero per i Beni e le Attività Culturali; l'Università degli Studi di Messina, Centro Interdipartimentale di Studi Umanistici, Dipartimento di Studi Tardoantichi Medievali e Umanistici; la Fondazione Banca Nazionale delle Comunicazioni di Roma; il Consiglio Regionale della Calabria, Assessorato Regionale alla Cultura; Soprintendenza ai Beni AAAS della Calabria; Soprintendenza Archivistica per la Calabria.

Il Comitato Scientifico del Convegno è stato composto dai proff. Filippo Di Benedetto, Anna Carlotta Dionisotti, Michele Feo, Antonio Labate, Carlo Maria Mazzucchi, Manlio Pastore Stocchi, Anna Pontani, Nigel G. Wilson, Vincenzo Fera (coordinatore scientifico).

Della Segreteria del Convegno hanno fatto parte i dott. Daniele Castrizio, Paola Megna, Claudio Meliadò, Antonio Rollo.

Sono le ore 16,00 di lunedì 26 novembre 2001. La grande sala del Palazzo del Consiglio Regionale di Reggio Calabria è gremita di spettatori.

Il coordinatore scientifico del Convegno prof. Vincenzo Fera porge il suo saluto a tutti i presenti. Porgono i loro saluti il dott. C. A. Calabrò, Presidente della Provincia di Reggio Calabria, e l'on. S. Zavettieri, Assessore Regionale alla Cultura. Quindi il dott. Santo Gioffrè, Assessore Provinciale ai Beni e alle Attività Culturali, sottolinea, in un'appassionata orazione, l'importanza culturale e sociopolitica della presenza del Convegno proprio a Reggio Calabria, nel cuore dell'antica Magna Grecia, e si dichiara certo che queste giornate rappresenteranno una importante tappa per le ricerche concernenti grandi personalità come Petrarca e Boccaccio, ma anche per gli studi su Leonzio Pilato e sulla grecità di Calabria: il suo augurio è che questo evento possa consolidare anche la crescita culturale di questa regione e dell'Italia tutta. Prende quindi la parola il Rettore dell'Università degli Studi di Messina, prof. G. Silvestri, che, in un bel discorso, richiama i forti legami di storia e di cultura tra le due città dello stretto, Messina e Reggio Calabria.

La fiaccola augurale, ci sia consentita l'espressione, alle attività del Convegno è stata consegnata dal prof. Michele Feo, con la sua presenza straordinaria nella veste di Presidente del Comitato Nazionale per il VII Centenario della nascita di Francesco Petrarca. Nostalgia di Grecia è il titolo che egli ha dato al suo discorso, che ha poi illuminato di luce discreta e costante tutto lo svolgimento del Convegno. È pomeriggio inoltrato, silenzio nella grande sala del Palazzo regionale, viene quasi la notte. Il prof. Feo prende le mosse dal racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa Lighea , che è anche uno dei più belli del secolo appena concluso. Egli addita nella creatura mitica che dà il titolo a quel racconto - la sirena Ligheia, che ha nel suo nome il suono argentino e squillante dell'aggettivo greco, la melodiosa, ed è appunto il greco la sola lingua che colei parla - l'immagine lontana ed arcaica di questa parte di mondo mediterraneo, sempre assolato ed immobile e quasi indolente. Abbiamo sentito nelle parole del Prof. Feo un sofferto presentimento che nel corso del Convegno si è inverato: nella nostalgia di questa lontananza che le trattiene e quasi imprigiona - espressa da lui con splendida metafora, che è impossibile restituire - è forse la ragione del non grande contributo dato da queste terre del meridione della penisola al nascente grande movimento umanistico. Ma qui, nel grembo di questa grecità dal nobile passato, benché piegata ed emarginata e fin quasi snaturata da secolari rivolgimenti storici, proprio qui nacque Leonzio Pilato, che al Petrarca - uomo fermo tra due mondi, Medioevo e Rinascimento, con una grande sete inappagata di conoscenza del greco - offerse il primo prezioso contatto diretto con la lingua ellenica, quella 'perla' che il padre dell'umanesimo con impareggiabile entusiasmo trasmise alle generazioni future. 'L'umanesimo', ha detto il prof. Feo con le parole di Umberto Bosco, 'è la coscienza di un vuoto', ma anche lo 'sforzo filologico e spirituale' e il dovere di colmarlo. Una parte di questa forza, mitica più che storica - o, se si preferisce, storica in quanto mitica - venne ai pionieri dell'umanesimo da questa nobile terra mediterranea del meridione dell'Italia, l'antica Magna Grecia. Reggio Calabria con il suo paesaggio è stata la cornice più adatta per questo Convegno.

 

Facciamo seguire qui una breve sintesi delle relazioni che si sono succedute al Convegno. Conclusosi il discorso del prof. Feo, abbiamo assistito ad una profonda rivisitazione critica della grecità meridionale, e in particolare calabrese, in tutti i suoi connotati.

La prima sessione è stata presieduta dal prof. Vincenzo Fera. Ad un agile profilo dei complessi e problematici rapporti della grecità calabrese con il mondo bizantino (prof. Carlo Maria Mazzucchi), è seguita l'analisi della decadenza, nei secoli XIII e XIV, della lingua greca soppiantata dalla progressiva avanzata del latino a tutti i livelli della cultura e della società (prof.ssa Vera von Falkenhausen). Emblematica e splendidamente disegnata la vicenda intellettuale del siciliano Aristippo, duecentesco traduttore di Platone in latino (prof. Antonio Carlini). È seguita un'animata discussione. Ci si è quindi dati appuntamento alla mattina seguente.

27 novembre, ore 9, 45. Presiede i lavori il prof. Antonio Carlini. Ha suscitato grande interesse la rievocazione dell'affollato e complicato panorama dei traduttori latini di Aristotele dal tardo Medioevo al Quattrocento inoltrato (prof. P. Rossi). Quindi ha avuto luogo una attenta ed obiettiva individuazione - una miriade di dati e documenti alla mano - dei manoscritti greci appartenenti o riconducibili con sicurezza all'Italia meridionale nei secoli XIII-XIV (prof. S. Lucà) e delle tipologie librarie diffuse in quelle zone tra Due e Trecento (prof. L. Perria). È seguita una discussione. Poi la ripresa dei lavori è stata fissata al pomeriggio.

Ore 15, 45. La sessione è presieduta dal prof. Giuseppe Velli. È stato tracciato un profilo dei rapporti tra Oriente e Occidente (prof. A. Pioletti), sono state condotte puntuali analisi e valutazioni dei testi romanzi in lingua greca (proff. R. Distilo e A. Jacob) e dei materiali grammaticali di provenienza italogreca (prof. Ch. Förstel). È stata aperta la discussione. Si è chiusa quindi la seconda giornata del Convegno.

Il giorno 28 novembre hanno fatto la loro comparsa ufficiale sulla scena del Convegno il Petrarca, quindi il Boccaccio, infine Leonzio Pilato, che vi è rimasto da protagonista fino alla conclusione (nel medesimo Palazzo del Consiglio Regionale, nella Mostra dal titolo Petrarca e il mondo greco : i manoscritti di Leonzio Pilato e la Calabria greca del Trecento , sono stati esposti nei giorni dal 3 al 30 novembre, tra le altre cose, importanti codici leontei; è stato donato ai partecipanti al Convegno anche un bel Catalogo della Mostra).

Ore 9, 45. Presiede il prof. Francisco Rico. Nella prima relazione sono stati brillantemente analizzati modi e contenuti e limiti del contatto del Petrarca con la cultura filosofica greca (prof. Sebastiano Gentile). Abbiamo quindi assistito ad una raffinata, sensibile ed acuta esegesi del modo in cui il Petrarca lesse e postillò negli ultimi anni della sua vita l' Iliade tradotta in latino da Leonzio (prof. Vincenzo Fera). Bella e del più grande interesse la relazione sulla Vita di Giasone del Petrarca (prof.ssa Caterina Malta). Lo studio Il primo Boccaccio e la grecità ha piacevolmente ed argutamente accompagnato l'uditorio fino alla discussione che ha chiuso la mattinata (prof. Giuseppe Velli). Ci si è quindi dati appuntamento al pomeriggio.

Ore 15, 45. I lavori sono presieduti dal prof. Francesco Tateo. Una dotta e magistrale relazione ha lumeggiato la vicenda dei misteriosi Pronapide e Teodonzio boccacciani (prof. M. Pastore Stocchi), seguita da una scrupolosa analisi del proteiforme mondo della terminologia greca in ambito retorico-grammaticale nel XIV secolo (prof. G. M. Gianola). L'onomastica greca in Boccaccio è stata oggetto di una indagine minuta e approfondita (prof. G. Auzzas), cui ha fatto seguito un attento studio su Leonzio Pilato e Boccaccio (prof. M. Pade). Si è aperta la discussione. Si è quindi chiusa la terza giornata del Convegno.

Il 29 novembre i partecipanti al Convegno sono stati guidati in una escursione nei luoghi della grecità calabrese (Gerace la mattina, Stilo e Locri Epizefirii nel pomeriggio). La giornata è stata a tratti piovosa, ma suggestiva. Bello e accogliente il ristorante che ha ospitato tutta la comitiva turistica all'ora del pranzo. Specialmente pittoresca la visita sul far della notte, con la luna, agli scavi archeologici di Locri. Il rientro a Reggio Calabria è stato nella tarda serata.

Il 30 novembre, il giorno conclusivo del Convegno, potremmo definirlo il giorno di Leonzio .

Ore 9, 45. Presiede la sessione la prof.ssa Silvia Rizzo. In tre brillanti relazioni è stata condotta una puntuale analisi del modo in cui Leonzio tradusse Euripide (prof. Antonio Rollo), di quali scolii ad Omero egli leggesse (prof. Filippomaria Pontani) e del livello e qualità della lingua in cui le sue versioni latine si presentano (prof. Francesco Lo Monaco). È seguita la discussione. Quindi ci si è dati appuntamento al pomeriggio.

Ore 15, 45. La sessione è presieduta dal prof. Gian Carlo Alessio. Per prima abbiamo ascoltato la lettura da parte della prof. Marianne Pade della relazione di grande respiro, fatta pervenire dal prof. J. Hankins, dal titolo Dalla prima alla seconda grecità: intorno al Salutati .

Subito dopo, ecco che un intervallo di irreale sospensione è salutato dallo stupore generale. Sono state abbassate le luci nella grande sala , se quelle luci non fossero state abbassate, l'atmosfera intorno non sarebbe più stata la stessa. Tutto pareva il frutto di un'attenta regia e invece, come assicurerà il prof. Vincenzo Fera più tardi, avveniva per caso. Stavamo per assistere a quella che, post eventum , la prof.ssa Anna Pontani avrebbe definito la rivelazione del Convegno.

Sulla parete, alle spalle dei due relatori, anch'essi raccolti in religiosa penombra, sono state proiettate alcune diapositive. Da lì è salita lentamente e si è diffusa la voce grave, quasi sacerdotale, del prof. Dieter Harlfinger - che intanto indicava con una freccia una piccola postilla nel margine basso di una carta di manoscritto lassù, sulla parete illuminata: «Signore e signori» - la voce del prof. Harlfinger trema e per un momento quasi impercettibile si arresta - «d'ora in poi dovremo allargare l'ambito degli interessi di Leonzio Pilato alla filosofia scolastica. Finora sapevamo di Omero, di Euripide.». I due relatori, proff. D. Harlfinger e M. Rashed, hanno infatti individuato sui margini di alcuni manoscritti parigini di Aristotele qualche postilla greca e latina che, sulla base della sua scrittura greca, hanno attribuito alla mano di Leonzio, e questo apre nuove e imprevedute prospettive per lo studio del calabrese - confinato e concluso finora tra le grandi figure di Petrarca e Boccaccio -, che comincia ad apparire un uomo con una formazione di matrice tardo-medievale di tutto rispetto, e non soltanto la caricatura che ce ne hanno consegnato i due grandi letterati. Ma nella esatta valutazione di queste nuove e interessanti scoperte, è stato osservato autorevolmente e da più parti, sarà bene procedere testudineo gradu .

Alle belle ed innovative relazioni del prof. Harlfinger e del suo allievo prof. Rashed è seguita un'animata discussione che si è aggirata su questa grande novità, soffermandosi soprattutto intorno all'esatta interpretazione di una sottoscrizione autobiografica nella quale il personaggio che postilla - e cioè Leonzio, secondo la ricostruzione dei proff. Harlfinger e Rashed - mostra di risiedere in una 'urbe Dardania', che non viene ad ogni modo meglio specificata. Secondo i due studiosi essa è da identificarsi con Costantinopoli. C'è stata, tra le altre, la proposta secondo la quale questa città potrebbe essere invece Padova.

Era calata ormai la notte del 30 novembre quando l'attenzione di tutto l'uditorio era rivolta alle parole della prof. Anna Pontani, che in una dottissima sintesi ha illustrato le linee guida e i progressi scientifici maturati in queste giornate, estraendo ed indicando l'essenziale di ciascuna relazione. In conclusione la prof. Pontani ha definito il Convegno la miglior 'recensione', attesa per quasi quarant'anni, del grande e quasi eroico libro di Agostino Pertusi Leonzio Pilato tra Petrarca e Boccaccio , che vide la luce nel lontano 1964.

Ha quindi preso la parola il coordinatore del Convegno prof. Vincenzo Fera che ha salutato e ringraziato tutti coloro che con la loro collaborazione hanno reso possibile la riuscita scientifica e organizzativa di questo Convegno. Ha fissato come termine ultimo per la consegna degli Atti - che saranno curati dal prof. Fera stesso insieme con i proff. Michele Feo e Carlo Maria Mazzucchi - il 28 febbraio 2002, invitando i relatori a corredare di tutte le immagini che riterranno opportune i propri contributi. Il prof. Fera ha quindi salutato tutti i partecipanti.

È quindi intervenuto il dott. Santo Gioffrè, che si è dichiarato entusiasta per come il Convegno si è svolto e per le novità scientifiche che ne sono emerse.

A conclusione del Convegno abbiamo assistito alla proiezione - già una prima volta realizzata il giorno dell'inaugurazione - di un cortometraggio nel quale famosi attori hanno rappresentato, recitando in latino, alcuni episodi della vita di Leonzio. È stato un momento incantato che ha affascinato tutti e anche la musica che accompagnava le immagini era molto delicata e appropriata e spiravano dappertutto un'aria e un paesaggio soavemente mediterranei. Bello quando l'inquieto Leonzio si avvicina alla spiaggia e tenta variamente di chiedere ad un vecchio pescatore, lì seduto a cucire le sue reti, come sarà il mare, perché vuole imbarcarsi per la Grecia, e l'altro si cura di lui soltanto quando la domanda è formulata in dialetto calabrese, che non son riuscito a capire se era antico o moderno - l'impressione, almeno la mia, è stata però quella di un dialogo tra sordi. A quel mare apparentemente calmo e senza vento Leonzio affiderà poi sé e la sua barchetta, e la storia e il tragico epilogo, narrati nella famosa Senile dal vecchio Petrarca, sono purtroppo ben noti.

Qui allora ci siamo accorti che il mito - la fiaccola che il prof. Michele Feo, come dire, aveva acceso - non si era spento, ma era ben vivo, e ci è sembrato che avesse animato e sostenuto tutto il lungo percorso scientifico del Convegno per congiungersi con lungo arco proprio a questo gran finale. E pensavamo anche che sarebbe stato molto difficile esprimere tutto questo con altra parola che non fosse quella che è nel fondo del racconto Lighea : la Grecia, quella lontana, ineffabile nostalgia.

Poi è calato davvero il sipario sul Convegno, qualche luce ha cominciato a spegnersi nella grande sala del Palazzo del Consiglio Regionale, poi quelle luci si erano spente ad una ad una proprio tutte ed il guaio è che fuori era già notte. Ma crocchi di partecipanti hanno protratto qualche discussione, mentre ci si avviava al bus che ci ha condotto a Villa San Giovanni, dove si è tenuta la grande ed ottima cena finale del Convegno.

Anche lì molti amabili discorsi, stavolta, certo, suadente Lyaeo . Poi i saluti e il caloroso arrivederci al prossimo Convegno.

Roma, 14 gennaio 2002

Stefano Pagliaroli

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